Con teflonatura di metalli si intende l’applicazione di un rivestimento di politetrafluoroetilene (PTFE) volto a migliorarne le sue proprietà superficiali. “Teflon”, infatti, è semplicemente il nome commerciale del PTFE, un fluoropolimero in grado di fornire proprietà eccezionali, come resistenza chimica, basso coefficiente di attrito, anti-aderenza e isolamento elettrico.
Come avviene la teflonatura
Il processo di teflonatura avviene tramite spruzzatura di una dispersione di PTFE e può consistere in uno o due passaggi. A prescindere dal numero di passaggi però, il primo passo nel processo di teflonatura è la preparazione della superficie: in primo luogo vanno rimossi eventuali olii presenti sulla superficie del pezzo tramite una sgrassatura, per poi passare ad una fase di sabbiatura che ha il duplice scopo di pulire ulteriormente la superficie e irruvidirla, in modo da massimizzare l’aderenza del rivestimento di PTFE. Le dispersioni di PTFE sono a base acquosa e vengono nebulizzate con aria compressa grazie a macchinari analoghi ai processi di verniciatura. Per grossi volumi di produzione è inoltre possibile effettuare una spruzzatura elettrostatica con sistemi totalmente automatizzati. Nel caso di rivestimento di PTFE in due passaggi, viene applicato un primer adesivo prima della spruzzatura del PTFE, in modo da aumentare ulteriormente l’adesione.
A completare il processo di teflonatura sono i due trattamenti termici di essiccatura e sinterizzazione. La fase di essiccatura viene condotta a 100 °C con l’obiettivo di far evaporare la maggior parte dell’acqua della dispersione. Segue poi la sinterizzazione del polimero, grazie alla quale si ottiene un rivestimento liscio e continuo sulla superficie. In questa fase infatti, il pezzo rivestito viene riscaldato a temperature prossime a quella di fusione del PTFE (327 °C), in modo da consentire alle particelle di polimero di fondersi e distribuirsi sulla superficie.
Le proprietà finali
Il risultato è un rivestimento con spessori variabili tra qualche micron e 200 micron, a seconda dell’utilizzo previsto. I rivestimenti di PTFE godono di un’ottima inerzia chimica ed è per questo che vengono spesso utilizzati per proteggere impianti contro agenti chimici altamente corrosivi. Tuttavia, l’ambito in cui si distinguono maggiormente è nel rivestimento di componenti meccanici soggetti a strisciamento in modo da ridurne l’usura. Il bassissimo coefficiente d’attrito del PTFE e l’altissima temperatura operativa (260 °C), rendono la teflonatura la scelta migliore tra tutti i fluoropolimeri.